"In questo decennio le gonne si allargano a dismisura arrivando a raggiungere
anche i sette metri di circonferenza. Per permettere di sostenere un tale volume le sottogonne rigide del periodo precedente vengono sostituite da gabbie di fili metallici leggere e pratiche che
permettono una maggiore agilita’ di movimento nonostante il volume degli abiti. Le gabbie sono poi ricoperte ancora da una o piu' sottogonne di tessuto per ammorbidirne le forme e dare una
migliore silhouette all’abito.
Per lasciar spazio al volume delle gonne, la vita degli abiti si sposta leggermente in alto. Il corpetto e’ comunque ancora aderente e le maniche piu’ comuni sono a pagoda, ampie dal gomito in giu’ e indossate su sottomaniche in battista spesso ricamate.
I decori piu’ comuni sono geometrici con abbondanti applicazioni di passamanerie alle maniche e in fondo alla gonna.
La sera, per il ballo, le scollature sono ampie e a cuore con maniche cortissime spesso accompagnate da guanti altrettanto corti che quindi lasciano le braccia nude.
La grande quantita' di tessuto necessario a confezionare le amplissime gonne fa si' che spesso per un’unica gonna vengano confezionati due corpetti, uno da giorno e uno da sera da usare alternativamente.
"I mutandoni fanno la loro comparsa
nell’abbigliamento femminile ai primi dell’Ottocento, sotto ai leggeri e trasparenti abiti di mussola, ma non diventano universalmente diffusi sino agli anni cinquanta del secolo, quando le ampie
crinoline a gabbia lasciano le gambe scoperte e quindi i mutandoni diventano una valida soluzione per proteggersi dal freddo e da sguardi indiscreti in caso di improvvisi e inopportuni
sollevamenti dell’ampia e rigida gonna.
Lunghi fino alla caviglia a inizio secolo, si accorciano progressivamente fino al ginocchio nell’arco dei cent’anni seguenti. Ve ne erano di due tipi: con le gambe unite come calzoni, oppure con
le gambe separate e tenute insieme solo dalla cintura.
Venivano indossati a scelta sopra o sotto il busto."